Muito embora o querer bem

Muito embora o querer bem
Não seja um invento meu,
Não permito que ninguém
Te queira mais do que eu.

Meu coração vagabundo
Irá, seja como for,
Rua em rua, mundo em mundo,
Atrás de ti, meu amor.

Estes meus braços caídos,
Fugindo a todos os laços,
Só vibram quando pedaços
Dos nossos corpos unidos.

A minha boca e a tua,
Mal deixam de estar unidas,
Lembram meninas perdidas,
A minha boca e a tua.

Odeio o mundo, a inveja,
As convenções, o temor...
Odeio tudo o que esteja
Entre nós dois, meu amor.

(Artur Ribeiro / Raúl Ferrão; canta Ricardo Ribeiro)

Caffè Caflisch

Siamo venuti da lontano armati di pane e pazienza
con un biglietto nella mano ed un'idea nella credenza.
Dalle montagne in un tugurio, le notti alla luce di un cero
la colonnina di mercurio a farci festa a sottozero.

Siamo venuti da lontano e abbiamo molto da imparare
per questo ora parliamo piano che non c'è tempo da buttare.
Siamo venuti da lontano e abbiamo tanto da capire
per questo non ci soffermiamo all'imbrunire.

Sognammo del sud e del sole, contammo le energie e i risparmi
possa quel treno scivolare fino che il mare non lo fermi.
E sognando di una dolce vita, notti di stelle e “Belle Epoque”
lo sai che spasso è una salita indossando i trampoli in un frac.

Ché poi Palermo è un'avventura, un gioco che sembra da ragazzi
che non si vede mai un'altura e piove poco e solo a sprazzi.
Ed il cappotto è un ornamento che riempie inutile lo spazio
di questa casa di cemento che non conosce il sonno e l'ozio.

A mezzogiorno esatto, puntuale, mi capisci?
Un espresso e un chinotto laggiù al Caffè Caflisch...
E poi per chi non prende il vino, el whisky, mi capisci?
Per loro pure un cappuccino va bene se è Caflisch...

Che qui non mancano le idee e le cose crescono da sole
e ci son rose ed orchidee da far mancare le parole.
E si vive fuori tutto l'anno e nel pomeriggio un sano abbiocco
sull'ansimare dell'affanno e al ventilar dello scirocco.

Siamo venuti da lontano e siamo pronti alle sorprese
parliamo bene l'italiano e amiamo il rischio delle imprese.
Siamo venuti da lontano e insieme a noi ce n'eran tanti
nello scomparto di quel treno a non potere andare avanti.

Che poi qualcosa pure noi, figli di un piccolo paese
dove le piazze son bonsai e si ride una sola volta al mese
possiamo darlo e dirlo al mondo senza paura né vergogna
che ciò che stiamo raccontando al lor palato non disdegna.

A volte una malinconia, un dolore strano, non lo so...
come una sorta di magia, chissà se un giorno tornerò?
E penso alla luce e al fragore del sole acceso sulle alpi
i boschi antichi del Grigione e il cuore batte forte i colpi.

A mezzogiorno esatto, puntuale, mi capisci?
ci vediamo tutti in piazza, ecco, al Caffè Caflisch...
E poi per chi non bebe il vino, il whisky, mi capisci?
Va bene un cappuccino va bene se è Caflisch...

(Pippo Pollina)

Voltaste

Voltaste, ainda bem que voltaste
As saudades que eu sentia não podes avaliar
Voltaste, e á minha vida vazia
Voltou aquela alegria que só tu lhe podes dar

Voltaste, ainda bem que voltaste
Embora saiba que vou sofrer o que já sofri
Cansei, cansei de chorar sozinha
Antes mentiras contigo do que verdades sem ti

Voltaste, que coisa mais singular
Eu quase não sei cantar se tu não estás a meu lado
Voltaste, já não me queixo nem grito
És o verso mais bonito dêste meu fado acabado

Voltaste, ainda bem que voltaste
O passado é passado, para que lembrar agora
Voltaste, quero lá saber da vida
Quando dormes a meu lado, a vida dorme lá fora

(letra: Joaquim Pimentel; foto: Gonzalo HY; canta Beatriz da Conceição)